Il dialogo tra scuola e famiglia, necessario per la crescita culturale e per la formazione dei giovani, è un momento imprescindibile del progetto educativo che la scuola si propone di attuare con modalità di informazione, comunicazione e collaborazione serena e costruttiva.
Intervento dell'esperta, Prof.ssa Anna Oliviero Ferraris
In Italia 1 adolescente su 5 non va a scuola e non lavora. Appena il 22,2% dei giovani di età compresa fra i 15 ed i 19 anni hanno una scolarizzazione secondaria. L'Italia è fra gli ultimi posti, in quanto a livelli di scolarizzazione, fra tutti i paesi industrializzati.
Questa problematica coinvolge la scuola ed i suoi operatori, la famiglia e la società tutta perché determina e concretizza le aspettative ed il futuro delle nuove generazioni.
La relazione scuola-famiglia rappresenta un importante fattore di promozione dell’apprendimento per bambini e ragazzi; varie ricerche hanno dimostrato come i rapporti difficili devono essere affrontati partendo dalla convinzione che, sia a livello organizzativo sia individuale, la relazione scuola-famiglia costituisce una dimensione sulla quale occorre investire perché produce vantaggi a tutti i livelli, ma soprattutto perché favorisce negli alunni apprendimento e benessere.
Nella letteratura psicologica sono stati elaborati alcuni modelli sulla relazione scuola-famiglia, utili per la definizione di prospettive operative che possano migliorare tale relazione. Questi modelli riflettono differenti tipi di presenza delle famiglie a scuola e un diverso loro livello di coinvolgimento nell’educazione dei bambini.
Per Epstein le attività fondate sull’alleanza tra scuola e famiglia sono raggruppate in sei categorie:
Parenting. Obblighi di base dei genitori nei confronti dei figli: supervisione, guida, materiali necessari per la scuola.
Communicating. Obblighi di base della scuola verso gli alunni e le loro famiglie: comunicazioni ai genitori sui programmi scolastici e sui progressi degli alunni.
Volunteering. Coinvolgimento dei genitori a scuola, attraverso le attività volontarie dei genitori nel contesto scolastico e la loro partecipazione a eventi speciali.
Learning at home. Coinvolgimento dei genitori nell’apprendimento a casa, incluso l’aiuto per i compiti a casa, discussioni sulla scuola, sostegno e appoggio... tutto ciò, insomma, che incoraggia la partecipazione dei genitori.
Decision making. Coinvolgimento dei genitori nelle decisioni a livello di commissioni scolastiche, consiglio di classe, di istituto.
Collaborating with the community. Collaborazione con il territorio e condivisione tra genitori all’interno della stessa comunità (Epstein, 1996)..
Un’altra lettura della relazione scuola-famiglia molto nota in letteratura è il modello del coinvolgimento dei genitori di Hoover-Dempsey e Sandler (1997). Questo modello si focalizza sul senso di efficacia dei genitori e sulla costruzione del loro ruolo genitoriale, evidenziando come per padri e madri sia importante percepire di poter esercitare un’influenza sull’educazione dei figli e sentirsi coinvolti dalla scuola. Questa prospettiva teorica sottolinea il ruolo dei costrutti che motivano le famiglie a partecipare attivamente alla vita scolastica dei figli.
Un primo costrutto alla base di tale decisione riguarda la concezione personale del ruolo genitoriale, ovvero ciò che i genitori ritengono debba essere parte dell’educazione dei figli. Tale concezione si costruisce nei contesti socio-culturali di provenienza delle famiglie, che definiscono quali attività siano considerate importanti e necessarie per essere dei buoni genitori.
.
Secondo costrutto è relativo al senso di auto-efficacia percepito dai genitori rispetto alla possibilità di aiutare i figli nella realizzazione del successo scolastico, ovvero le convinzioni che padri e madri hanno maturato sul loro senso di adeguatezza e sulle loro capacità, sulle abilità che ritengono di possedere e sulle capacità di apprendimento che attribuiscono ai loro figli.
Il terzo costrutto è connesso alle richieste effettive che la scuola pone rispetto al coinvolgimento genitoriale, ovvero quali opportunità reali di collaborazione segnalano la volontà da parte degli insegnanti e della dirigenza di far partecipare le famiglie.
Oltre ai segnali offerti dagli insegnanti e dagli alunni, altri fattori, determinanti per influenzare le decisioni dei genitori nei confronti della partecipazione a scuola, sono: l’età e il livello di sviluppo del bambino, le qualità personali dei padri e delle madri, l’entusiasmo relativo alla possibilità di far parte della vita scolastica dei figli, i fattori personali scolastici e sociali dei genitori.
Anche questo modello sottolinea in modo rilevante come il desiderio e la disponibilità alla partecipazione aumenti quando la scuola riconosce in modo concreto i genitori come partner nello sviluppo dell’educazione dei bambini.